Nell”agosto del 1990 veniva assassinata in un modo orribile la povera Simonetta Cesaroni, vittima anche lei come tante donne di una violenza inumana. In questo giallo che dura da venti anni si sono susseguiti diversi presunti colpevoli, prima è stato sospettato il datore di lavoro Salvatore Volponi, poi il portiere dello stabile Pietrino Vanacore che si è suicidato il giorno prima di andare a testimoniare al processo contro Busco, ed in seguito Federico Valle anche lui indagato da parte del pm Catalani ed in seguito assolto perchè gli elementi contro di lui e Vanacore erano insufficienti ai fini processuali. Venti anni dopo grazie alla nuova tecnica del dna si è cercato di dare un volto all”assassino di Simonetta, sul suo corpetto è stato isolato il dna dell”ex fidanzato Raniero Busco, e da lì si è arrivati alla condanna a ventiquattro anni di carcere. Busco è ricorso in Appello e il tribunale ha richiesto una nuova superperizia che ha affidato a degli esterni dei professori universaitari specializzati in vari settori, questi dopo mesi hanno determinato che il presunto morso sul seno della Cesaroni che l”accusa ha fatto un suo cavallo di battaglia in realtà non sarebbe neanche un morso ma un ematoma dovuto ad una pressione sulla pelle, e sul corpetto di Simonetta non ci sarebbe solo il dna di Busco ma altre tre tracce di dna maschile, inoltre il sangue trovato sulla porta, sul telefono e nell”ascensore non apparterrebbe a Busco ma ad un altro uomo, a questo punto tutto il castello accusatorio contro Busco cadrebbe e dopo venti anni ancora non si sa il nome di chi in un pomeriggio caldo di agosto ha ucciso con crudeltà una ragazza di venti anni, questo anche grazie all”imprecisione delle prime indagini, e al dare ad ogni costo il nome ad un assassino passando sopra la dignità delle persone, e cercando di poter affermare con certezza che la prove del dna è la prova regina, però bisogna vedere anche come viene usata questa prova del dna! Tanti soldi spesi inutilmente, poi si parla di risparmio e di crisi, senza venire a capo di niente, ma purtroppo questa è l”Italia.
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